Intervista a Ilaria Vecchietti, autrice di romanzi fantasy
Ecco la mia intervista all'autrice Ilaria Vecchietti, scrittrice classe 1988, originaria della provincia di Vercelli, che ha già all'attivo diversi romanzi e racconti di genere fantasy.
Appassionata di miti, simboli e mondi immaginari, Ilaria unisce nella sua scrittura elementi di magia, introspezione e umanità, creando storie capaci di emozionare e far riflettere.
Il suo ultimo lavoro, Anime Predestinate – L’Unicorno Nero – Volume I, è il primo capitolo di una nuova trilogia urban fantasy ambientata a Verona, dove luce e oscurità si intrecciano in una trama di mistero, destino e rinascita.
In questa intervista ci racconta la genesi del romanzo, il significato dei suoi simboli e il profondo legame tra scrittura e anima.
Alessio Del Zotto: Buongiorno Ilaria e complimenti per il tuo ultimo romanzo che ho avuto il piacere di leggere. Perché hai scelto l'Unicorno Nero come simbolo principale del romanzo?
Ilaria Vecchietti: Buongiorno Alessio, grazie di cuore per aver letto e recensito Anime Predestinate – L’Unicorno Nero – Volume 1, e per avermi ospitata in questa intervista: ne sono davvero felicissima.
Ho scelto l’unicorno nero come simbolo principale perché incarna la dualità e la rinascita. L’unicorno, tradizionalmente bianco emblema di purezza e luce, nel mio romanzo assume una forma oscura per rappresentare ciò che nascondiamo dentro di noi: le ombre, le ferite, le verità taciute.
Ho voluto che fosse nero perché credo che solo attraversando l’oscurità si possa ritrovare la luce. È un simbolo di forza, mistero e trasformazione, proprio come il viaggio di Ileana, la protagonista. E quello che nel primo libro è solo l’inizio, nel seguito la porterà ad affrontare un’oscurità ancora più profonda… e purtroppo per lei crudele.

Alessio Del Zotto: Cosa significa per te il genere fantasy e perché molti dei tuoi romanzi appartengono a questo genere letterario?
Ilaria Vecchietti: Da sempre amo leggere, e il mio genere preferito è il fantasy in tutte le sue sfumature. Così, quando ho iniziato a scrivere, mi è venuto naturale dare vita a storie ambientate in questo universo, dove ogni cosa può trasformarsi e nulla è mai davvero come sembra.
Per me il fantasy è un atto di liberazione creativa: uno spazio in cui è possibile spalancare le porte all’immaginazione, mescolare realtà e sogno, e mettere a confronto l’umano con il sovrannaturale.
Purtroppo, da quando scrivo e gestisco il mio blog letterario, ho scoperto che in Italia questo genere è ancora un po’ sottovalutato, spesso considerato “per ragazzi”. Ma non è sempre così: il fantasy è il luogo perfetto dove rappresentare conflitti interiori, trasformazioni e simboli con una forza che la semplice narrazione realistica non sempre riesce a esprimere.
Nei miei romanzi scelgo di muovermi tra terre immaginarie e mondi nascosti nel nostro, perché mi permettono di comunicare al meglio ciò che desidero trasmettere: non soltanto cosa accade, ma cosa significa.
Nel caso di questo ultimo romanzo, il tema centrale è la rinascita, l’ombra che ciascuno porta dentro di sé, e la metamorfosi della luce che nasce dal buio.
Il fantasy mi consente di costruire mondi che riflettono l’animo umano, pur restando “fuori dal quotidiano”. Anche quando nella storia compaiono draghi, magia o unicorni neri, le paure, le speranze e le ferite dei personaggi sono autentiche. Ed è proprio questo intreccio, l’elemento fantastico che amplifica quello umano, che continua ad affascinarmi e che desidero esplorare ogni volta che scrivo.

Alessio Del Zotto: Ci sono elementi del tuo ultimo romanzo che ti sembrano nuovi, emersi dalla tua fantasia nel corso della scrittura, e che non avevi previsto?
Ilaria Vecchietti: Sì, assolutamente. Durante la scrittura diversi elementi sono nati in modo spontaneo, quasi come se fossero emersi da soli, guidati dai personaggi o dall’atmosfera della storia più che dalla mia volontà.
A volte, quando scrivo, ho davvero l’impressione che siano i personaggi stessi a suggerirmi come proseguire la narrazione, spingendomi verso direzioni che non avevo previsto.
Avevo una traccia generale, come sempre, ma spesso mi sono lasciata trasportare da ciò che “sentivo” nel momento della scrittura.
Alcuni simboli e scene chiave, legati al passato di Ileana o al suo legame misterioso con l’unicorno, non erano presenti nella trama iniziale: sono arrivati nel momento esatto in cui servivano, come rivelazioni inaspettate.
È una delle cose che amo di più nello scrivere fantasy: il mondo che creo finisce sempre per parlarmi e mostrarmi dettagli nuovi, capaci di sorprendermi ogni volta.
Credo che sia proprio in questi imprevisti che nasca la parte più autentica e viva della storia.
Alessio Del Zotto: Quale pensi sia la maggior soddisfazione nello scrivere un romanzo?
Ilaria Vecchietti: Per me la più grande soddisfazione nello scrivere un romanzo è vedere prendere vita qualcosa che prima esisteva solo dentro di me. Osservare i personaggi muoversi, parlare, evolversi… fino a diventare reali anche per chi li incontra tra le pagine.
È un processo che unisce fatica e meraviglia: costruire un mondo, perdersi al suo interno e poi condividerlo con gli altri, sperando che riesca a toccare qualche corda profonda.
La vera gratificazione arriva quando un lettore mi scrive per dirmi che si è riconosciuto in un personaggio o in un’emozione. In quel momento capisco che la mia storia non mi appartiene più del tutto: è diventata anche di chi la legge.
Ed è proprio questo, secondo me, il potere più grande della scrittura: creare un legame invisibile tra anime che non si conoscono, ma si comprendono.
Alessio Del Zotto: L'Unicorno Nero è il primo volume della trilogia Anime Predestinate. Parliamo un po' della predestinazione, pensi che esista davvero oppure è un modo di vedere le cose che è tutto sommato relativo?
Ilaria Vecchietti: La predestinazione è un concetto che mi affascina da sempre.
Non credo esista una verità assoluta: per me è qualcosa di molto più sfumato e personale. Mi piace pensare che il destino non sia una linea rigida che ci imprigiona, ma un intreccio di scelte, incontri e coincidenze che ci guidano verso ciò che siamo davvero.
Devo ammettere, però, che la leggenda orientale del “filo rosso”, quel legame invisibile che unisce due anime destinate a incontrarsi, mi ha sempre toccata nel profondo, e la parte più emotiva di me ci crede ancora.
Questa leggenda è stata una delle ispirazioni alla base della trilogia, anche se il motivo per cui nascono le Anime Predestinate protagoniste della mia storia ha un’origine molto diversa, più oscura… e macchiata di sangue. Un’origine che verrà rivelata solo nel terzo volume.
In fondo, credo che ognuno di noi abbia un “destino potenziale”, ma sta a noi scegliere se renderlo reale o trasformarlo.
Ed è proprio questo il cuore della trilogia: scoprire se siamo davvero predestinati o se lo diventiamo solo quando accettiamo chi siamo veramente.

Alessio Del Zotto: Ultima domanda: cosa vorresti consigliare alle persone che desiderano scrivere un libro ma non sanno da dove iniziare?
Ilaria Vecchietti: A chi desidera scrivere un libro, ma non sa da dove cominciare direi di non avere paura di iniziare. Non serve avere tutto chiaro fin da subito: le storie spesso nascono da una scintilla, un’immagine o un’emozione che non ci lascia in pace. L’importante è seguirla, parola dopo parola, anche se all’inizio appare confusa o imperfetta.
Scrivere è un atto di coraggio e sincerità, non di perfezione.
Consiglio di lasciarsi guidare dall’istinto, di osservare molto, di leggere tanto (di ogni genere e di ogni autore, perché ogni libro può insegnare qualcosa). E soprattutto di ascoltare i propri personaggi, perché prima o poi inizieranno a parlare da soli. Ve lo assicuro😉 Ileana ancora oggi mi rimprovera per la sua storia!
Non bisogna dimenticare che ogni storia ha bisogno di tempo per crescere: non va forzata, ma curata.
Per esempio, L’Unicorno Nero l’avevo scritto quasi dieci anni fa (insieme al secondo volume), ma sentivo che mancava qualcosa, un tassello che non mi permetteva di dire “è finito”. Così l’ho lasciato riposare nel computer fino all’anno scorso, quando quella scintilla è tornata e mi ha spinta a rivedere alcune parti, riscriverne altre… e infine a dare il via anche al terzo volume, che adesso sta prendendo vita e non mi lascia più in pace.
Alla fine credo che il momento giusto per scrivere non sia quando tutto è pronto, ma quando non puoi più farne a meno.
Alessio Del Zotto: Grazie mille, Ilaria!
Ilaria Vecchietti: Grazie a te Alessio, per le bellissime domande e per lo spazio che mi hai dedicato.
È stato un vero piacere parlare del mio romanzo e spero che l’intervista possa incuriosire e coinvolgere anche i tuoi lettori.
Buona lettura a tutti! 🌙📚