Il nuovo Bismarck del ventunesimo secolo
La politica estera del Presidente americano Donald Trump si dice sia imprevedibile, impreparata e frutto di considerazioni superficiali.
Il Cancelliere tedesco Bismarck era noto nell’Ottocento per il suo approccio alle relazioni internazionali che fu definito Realpolitik, rinunciando all’idealismo e usando pragmaticamente i rapporti di forza.
La politica estera del Presidente Trump si dice sia imprevedibile, impreparata e frutto di considerazioni superficiali. Secondo me, la politica estera di Trump viene da lontano e risulta essere il frutto di attente considerazioni politiche, economiche e militari.
Non possiamo vedere la strategia complessiva, ma solo la tattica usata giorno dopo giorno. Probabilmente, la strategia di Donald Trump assomiglia a quella usata da Bismarck nei rapporti internazionali e che gli permise di unificare la Germania.
Il conflitto in Ucraina permette al Presidente americano di usare la Realpolitik su vari livelli: i dazi per riequilibrare la bilancia commerciale e il riarmo dell’Unione Europea che viene effettuato acquistando armi statunitensi.
La minaccia della Russia, molto sentita dall’Unione Europea, permette a Donald Trump di imporre dazi ai paesi europei senza che essi possano reagire, non avendo nessun altro protettore contro gli interessi russi. Inoltre, i paesi europei si riarmano acquistando armi americane per contrastare la minaccia russa.
L’obiettivo strategico di Bismarck nell’Ottocento era l’unificazione della Germania e la creazione di una nuova potenza europea.
L’obiettivo strategico di Trump sembra essere omologare gli alleati europei alle decisioni della sua Amministrazione, archiviandone le pretese, per mettere un freno alla crescita della Cina.
Realpolitik come strategia a lungo termine, uso spregiudicato dei rapporti di forza a prescindere da qualsiasi idealismo, con l’unico obiettivo di compattare gli Stati Uniti e i loro alleati e di rilanciare con vigore la politica di potenza statunitense.
Con la Realpolitik di stampo bismarckiano di Donald Trump, finisce l’era iniziata nel secondo dopoguerra con il Piano Marshall e con i continui sforzi degli Stati Uniti mirati ad aiutare gli Stati europei a costruire la CEE, poi diventata Unione Europea.
Infatti, ci furono molte occasioni nel corso del processo di integrazione europea in cui gli Stati Uniti dovettero fare da paciere tra gli Stati europei in contrasto tra di loro e spesso furono gli Stati Uniti a dare nuovo slancio al progetto comunitario.
In quest’ottica, si capisce meglio la trattativa abbozzata dall’Amministrazione Trump con la Russia e le trattative commerciali con la Cina.
La potenza politica ed economica dell’Unione Europea, nata con il Piano Marshall e con l’aiuto americano, sembra avere i giorni contati.
A sedersi al tavolo da gioco e ad avere le carte sono gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Non sembra ci sia posto per altri.